A man goes to the grocery store to buy
a can of peaches. Returning home
and opening the can for his supper
he discovers not peaches, but a heart.
He slumps to the floor of his kitchen
holding the heart in his lap like a fish.
The label, he checks again, reads
peaches,
he is sure, or does it say
fishes?
He looks at the fish in his lap,
his finger hooked in its mouth.
Very much like a heart, he says,
He bends his head to cry and sees
his children’s faces reflected in the red eyes
of the heart, the glossy, salmon heart.
His children are spawning,
or drowning in an ocean, their faces
very like the halves of canned peaches.

“The fear of groceries”, da H. Scott, Groceries, University of Pittsburgh Press, 1976

guarda, ancora la lista della spesa.

le zucchine, dopo tre mesi, sono sempre uguali.

“si è rotto, il frigo.”

tende ad elongarsi, una parentesi fra le scadenze.

qualche volta, tra uno scaffale e l’altro.

una confezione di pane in cassetta. le uova.

AI source: Bing Image Creator (DALL-E). Edited by the a.

idee per un testo senza.

perché deve colare, precipitarsi, essere parte.

pomodori, limoni.

dilava.

è uno stampino, un portaghiaccio.

per festeggiare, ci mettiamo la torta.

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note per niente, per sentirne l’eco.

in fondo, è proprio vero che qualcosa vibra.

mezzo chilo di carne. un avocado.

in fin dei conti, il supermercato resta all’angolo.

per capirlo ci vuole un desiderio, una fame.

note per niente, ente.

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le merendine sono finite.

bisogna fare presto.

portate pazienza.

frigor fero et dona.

era meglio la ghiacciaia.

una lattina in bilico a mezza altezza.

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meglio non aprire quella porta.

ricordati.

è stato sbrinato, una volta.

solo il minimo indispensabile.

hai preso le buste?

qui dentro, tutto è necessariamente dimenticato.

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